Riteniamo di fare cosa utile e gradita ai cittadini e ai soci dell’Osservatorio, mettendo a disposizione per un’analisi puntuale e interessata la proposta di adeguamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, comprendente anche le previsioni per Borgogiglione, predisposta nel Luglio scorso dalla Regione ed in discussione in questi giorni nel chiuso dei palazzi della politica, malamente presentata sulla stampa.
Ne diamo qui una sintetica lettura, confidando nella possibilità che si apra un dibattito pubblico trasparente sui temi così importanti per le popolazioni dell’Umbria.
In Premessa si ammette che gli obiettivi posti dal vigente Piano Regionale (2009) non sono ancora raggiunti nonostante il differimento delle tempistiche per il loro conseguimento: per es. il raggiungimento dell’obiettivo di raccolta differenziata del 65% dal 2012 è stato spostato al 2015.
“Non si sono concretizzate le previsioni di Piano in merito al recupero energetico dei rifiuti e il sistema continua ad essere fortemente centrato sullo smaltimento in discarica“. Per di più, “si registra il progressivo calo delle disponibilità volumetriche pur a fronte degli ampliamenti, comunque contenuti, verificatisi per taluni impianti”.
SOLO LA DRAMMATICA CRISI ECONOMICA È RIUSCITA FINORA A COPRIRE LE PECCHE DI QUESTA PROGRAMMAZIONE E L’APPROSSIMARSI DI UNA EMERGENZA RIFIUTI IN UMBRIA, EPPURE NON C’È RIPENSAMENTO NÉ VERO CAMBIO DI STRATEGIA: si ripete come un mantra che “l’Umbria deve trovare soluzioni che garantiscano la sostenibilità e, il più possibile, la chiusura del ciclo della gestione dei rifiuti urbani contenendo il conferimento in discarica e preservando gli impianti esistenti con funzioni strategiche”.
Quando si incomincia a costruire dal tetto e non dalle fondamenta, quando la maggiore attenzione anche in termini di investimenti e sostegno concreto è rivolta alle azioni dei livelli inferiori, che senso ha ripetere che “lo smaltimento in discarica rappresenta l’ultima fase della gestione”? Si ammette che “per garantire il minor ricorso possibile a tale opzione si devono attivare tutte le strategie a monte nel rispetto delle indicazioni normative e delle priorità della corretta gestione sancite dalla “gerarchia comunitaria”: a) prevenzione, b) preparazione per il riutilizzo, c) riciclaggio, d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia, e) smaltimento.” Ma allora è incongruo e presbite, se non proprio illegittimo, finanziare costosi impianti per il recupero di energia prima (o a scapito) di concrete ed efficaci politiche di prevenzione e di riciclo e dell’indispensabile sostegno ai Comuni, in difficoltà nei loro piani operativi volti davvero alla riduzione dei rifiuti.
Noi pensiamo che si è più attenti al business che non agli interessi a lungo termine dei cittadini.
Il Documento riprende in esame il quadro statistico regionale.
Una riduzione importante della produzione dei rifiuti urbani in Umbria, direttamente connessa alla crisi socio-economica che ha investito l’intero Paese in questi anni. Produzione totale nel 2013 = 487.730 tonn., circa il 10% in meno rispetto a 4 anni prima. La produzione pro-capite si ferma però a 515 kg/ab, superiore alla media nazionale pari a 504 kg/ab.
Le medie regionali derivano da dati molto disomogenei tra comune e comune e anche tra i vari territori: l’ATI 1 ha la produzione pro-capite più bassa (486 kg/ab), l’ATI 3 quella più alta (539 kg/ab).
Anche i risultati nella Raccolta Differenziata sono molto diversificati, con Comuni che hanno superato l’obiettivo di legge del 65% mentre altri sono ancora molto distanti.
Fanno capolino ragionevoli giustificazioni ed i limiti dell’azione amministrativa pregressa.
“Il mancato raggiungimento degli obiettivi, a livello regionale e di singoli ATI, è dovuto al fatto che:
- a causa della scarsità di risorse, le Amministrazioni Comunali non hanno potuto ancora completare la riorganizzazione dei servizi sull’intero territorio regionale;
- in alcuni comuni, la riorganizzazione dei servizi di raccolta non è stata effettuata in maniera pienamente conforme alle prescrizioni del Piano e delle Linee Guida attuative, in particolar modo per quanto riguarda le modalità di ritiro dei rifiuti organici nelle aree in cui è prevista l’applicazione del modello “ad intensità”.
Si evidenzia anche che, a causa della carenza di impianti sul territorio regionale, buona parte dei rifiuti ingombranti domestici e dei rifiuti da spazzamento stradale, pur raccolta in modalità “selettiva”, non sia pienamente avviata a recupero secondo le effettive potenzialità.
Quanto al SISTEMA IMPIANTISTICO, l’analisi degli impianti di compostaggio – digestione anaerobica mostra situazioni di criticità: “pur a fronte di una qualità dichiarata dei materiali in ingresso mediamente soddisfacente, i bilanci di massa dell’esercizio degli impianti evidenziano infatti, con riferimento a due indicatori significativi, margini importanti di miglioramento.
La produzione di compost si attesta, media del triennio, su valori compresi tra 7 e 10% e la produzione di scarti si colloca per tutti gli impianti abbondantemente sopra livelli considerabili “fisiologici”. A Pietramelina e Le Crete, per di più, i flussi di scarti di processo in progressivo aumento (nel 2013 rispettivamente 56% e 47%).
Complessivamente sul territorio nazionale si sa che la produzione media di scarti si attesta al 7,7% dell’input e la produzione di compost ammonta al 33% dell’input; nel caso umbro, come mostrato dalla tabella seguente, tali valori si può dire siano praticamente invertiti.
Il sistema regionale di smaltimento in DISCARICA per rifiuti non pericolosi, infine, dai 6 impianti attuali “sta progressivamente evolvendo verso la situazione prospettata dal vigente Piano Regionale (3 sole discariche “strategiche” a servizio del bacino regionale)”. Affermazione facilmente contestabile, visto che, anche su pressione dei Comuni e degli ATI in difficoltà non si riescono o non si vogliono chiudere quelle discariche che hanno praticamente esaurito le capacità residue e si sono autorizzati lavori “funzionali all’ottimizzazione dei volumi residui”: segnale grave di un’impostazione culturale-gestionale arretrata e irresponsabile.
Nulla si dice sui risultati dei controlli ambientali pubblicati annualmente dall’ARPA e sul rilevamento di fattori di inquinamento più o meno grave in tutte le discariche.
A tale volumetria si aggiunge la futura disponibilità derivante dall’ampliamento della discarica di Belladanza (iter autorizzativo in corso), per una capacità complessiva pari a 410.000 mc.
“Nel 2012 sono state conferite in discarica 329.675 tonnellate di rifiuti urbani, oltre a 64.500 tonnellate di rifiuti speciali; tali quantitativi sono significativamente superiori alle previsioni del Piano Regionale, che attestavano il fabbisogno di smaltimento in discarica relativo al 2012 (anno nel quale era previsto il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata) pari a 217.910 tonnellate.
IL CONSIGLIO REGIONALE ED I CITTADINI DOVREBBERO RIFLETTERE SU QUESTO RISULTATO… IN UN’AZIENDA BEN GESTITA IL MANOVRATORE SI PRENDEREBBE LE SUE RESPONSABILITÀ.
Ma quel che conta è capire se questo Adeguamento del Piano servirà ad abbattere davvero la quantità di rifiuti all’origine dei nostri problemi o solo a nascondere la polvere sotto il tappeto (oggi i rifiuti si preferisce bruciarli e disperderli in aria, ma il risultato non cambia).
Il Documento non fornisce informazioni concrete e particolareggiate sugli impegni attuativi nè sui piani di spesa correlati. Quindi le nostre osservazioni rimangono per forza sulle generali.
Si parla dell’importanza strategica di un impianto per il Trattamento e recupero dei rifiuti da spazzamento stradale: “tecnologie già sviluppate in altre regioni consentono di recuperare fino a oltre il 50% di tale tipologia di rifiuti raccolto [annualmente in Umbria sono stimate in circa 18.000 tonn/anno]”. La proposta ci piace: da oltre un anno ne sollecitiamo l’attuazione previa verifica.
Altrettanto importante è l’Impiantistica di compostaggio: per soddisfare il prevedibile incremento del fabbisogno nelle prossime annualità, dovuto all’incremento della quantità di rifiuti organici raccolti in forma differenziata, è prevista la realizzazione di un nuovo impianto a Città di Castello, loc. Belladanza, che consisterà in una linea di compostaggio ed una di digestione anaerobica, nonché il potenziamento degli impianti di Perugia, Loc. Pietramelina, Foligno, Loc. Casone ed Orvieto, Loc. Le Crete, nei quali dovrebbero essere implementati adeguamenti impiantistici attraverso l’integrazione con digestori anaerobici.
Notizie di stampa riferiscono dell’avvio imminente degli appalti e di investimenti pari a 8 milioni di euro, che la Regione si sarebbe impegnata a trovare (?). Ma qual è la strategia complessiva?
Ma è soprattutto il CSS (Combustibile Solido Secondario) la trovata con cui si spera di risolvere i problemi regionali, dopo il definitivo abbandono dell’idea degli “inceneritori”. Non ci sono indicazioni sui luoghi dove realizzare i 2 impianti previsti né sui costi d’investimento (8-10 milioni di euro?) e di manutenzione, né sull’utilizzo del suddetto combustibile: la mozione approvata dal Consiglio regionale impegnava alla sola produzione in Umbria (quindi il CSS dovrebbe essere conferito ad impianti di altre regioni).
Nel 2011 sono state prodotte complessivamente 760.755 t di CSS, di cui quasi il 50% nel Centro Italia. La Regione che nel 2011 ha prodotto il maggior quantitativo di CSS è stata il Lazio! Ci sarà pure una ragione… E perché alcuni impianti hanno chiuso o stanno chiudendo?
L’estensore del Documento dichiara che “l’utilizzo del CSS nei cementifici risulta particolarmente interessante in quanto permette di ottimizzare l’apporto calorico all’impianto e nel contempo di dare un contributo positivo all’impatto ambientale”; ma queste affermazioni è opportuno lasciarle ai convegni degli industriali. Il “principio di prevenzione” in tema di salute pubblica dove lo mettiamo?
Evidenziamo inoltre che la resa media di ripartizione dei flussi prodotti rispetto ai flussi trattati negli impianti per la produzione di CSS si ferma al 50% (scarti = 49% e metalli a recupero = 1%).
A partire dal 2017, l’ipotetica data di avvio della produzione, si stima pertanto una produzione di CSS “combustibile” in Umbria di 52.795 tonnellate (45.619 tonn. nel 2020), destinate al recupero energetico in impianti non dedicati (cementifici e/o centrali termoelettriche rispondenti ai requisiti previsti dal D.M.22/2013).
“La valorizzazione del sovvallo a CSS determinerà la produzione di scarti che, nelle presenti ipotesi, saranno avviati a smaltimento in discarica; si stima che questi ammontino a 51.739 ton/anno nel 2017, sino a ridursi a 44.707 ton/anno nel 2020”.
MA NON DICEVANO CHE BRUCIARE I RIFIUTI ELIMINAVA IL BISOGNO DI DISCARICA?
PERÒ SI RIDUCE ALLA METÀ! “Dalla somma dei diversi fabbisogni di smaltimento in discarica si stima un fabbisogno complessivo regionale che passa dalle 268.585 t/anno del 2014 alle 119.205 t/anno al 2020”. Che cosa finirà in discarica previsti dal Piano?
- il sovvallo secco in uscita dagli impianti TMB (periodo 2014 – 2016);
- la FOS prodotta dagli impianti di TMB (periodo 2014 – 2020);
- gli scarti dalla produzione del CSS (periodo 2017 – 2020);
- gli scarti prodotti dalle attività di recupero dei materiali da RD (periodo 2014 – 2020) con quantitativi decrescenti in funzione del progressivo miglioramento della qualità delle raccolte [a partire dal 2017 il 10% dei flussi raccolti, mentre prima della messa a regime del sistema ottimizzato della gestione dei rifiuti gli scarti dal recupero di materia potrebbero ammontare al 20%];
- i rifiuti ingombranti (periodo 2014 – 2020) con quantitativi decrescenti in funzione dell’incremento dei recuperi [fino al 2016 avviati interamente a smaltimento ma a partire dal 2017, almeno il 50% avviato a recupero];
- le terre da spazzamento stradale (periodo 2014 – 2020) con quantitativi decrescenti in funzione dell’incremento dei recuperi in impianto dedicato [idem c.s.].
“Alla luce di queste previsioni, se il sistema seguisse quanto prefigurato, ovvero conseguimento dell’obiettivo di recupero del 65% al 2017 ed adeguamenti impiantistici funzionali anche al contenimento dei conferimenti finali in discarica, i fabbisogni di smaltimento in discarica nell’arco di 5 anni sarebbero più che dimezzati”.
Già! SE IL SISTEMA SEGUISSE QUANTO PREFIGURATO…
Se la Regione sostenesse azioni di riduzione all’origine e attività di riuso e riciclo… Se la Regione sostenesse finanziariamente i piani dei Comuni in difficoltà e se non premiasse sempre i furbi e i pigri… Con la Strategia RifiutiZero, già adottata peraltro da molti Comuni virtuosi e anche in Umbria, si avrebbe qualche garanzia di successo in più pesando meno sui contribuenti…
Scenario Evolutivo e Scenario Guida ipotizzati dal Documento fanno temere infatti che, aldilà dei buoni propositi, si continuerà a marciare A PASSO DI GAMBERO!
Nello Scenario Evolutivo la produzione totale di rifiuti urbani al 2020 sarà pari a 505.889 tonn. (corrispondente a 515 kg/ab anno), ossia il 3,7% in più rispetto al 2013.
Nello Scenario Guida invece a partire dal 2015 con le azioni di contenimento la produzione totale di rifiuti urbani al 2020 scenderà a 476.284 ton/a (485 kg/ab), 2,3% in meno rispetto al 2013.
Quanto alle Raccolte Differenziate, nello Scenario Evolutivo raggiungimento dell’obiettivo 65% (a livello medio di ATI) entro il 2017, in ulteriore ritardo rispetto alla norma nazionale. Negli anni successivi evoluzioni che porteranno al 2020 ad un dato medio regionale di RD del 72% [?]; nello Scenario Guida entro il 2015 tutti gli Ambiti avranno provveduto a riorganizzare i propri servizi in maniera adeguata per il conseguimento dell’obiettivo di legge del 65% (già si dice che alcuni Ambiti Territoriali dovranno impegnarsi molto per raggiungerlo). Negli anni successivi si stima al 2020 un dato medio regionale di RD del 72,3% [?].
Dal confronto del fabbisogno cumulato e della volumetria residua disponibile si ricava che la capacità regionale di smaltimento si esaurirebbe al 2018, mentre, qualora si potesse contare anche sulla discarica di Belladanza, ci si potrebbe garantire la copertura dei fabbisogni Regionali della gestione dei Rifiuti urbani fino al 2020.
Ma non bisogna dimenticare nella trattazione sui fabbisogni di discarica anche le necessità di conferimento di fanghi e altri rifiuti speciali non pericolosi, già nel PRGR vigente stimati nell’ordine di 75.000 t/a !
In conclusione, la minaccia di un’EMERGENZA RIFIUTI continua a orientare i nostri decisori.
“Qualora, il sistema impiantistico per la produzione di CSS non venga portato a compimento nei tempi previsti, si determinerebbero evidentemente fabbisogni suppletivi di smaltimento che determinerebbero un ulteriore accorciamento della vita residua degli impianti discariche” (potrebbero risultare esaurite nel 2017 o addirittura nel 2016).
Ma se ancor prima non si realizzano le previste Azioni di prevenzione e recupero, una Raccolta Differenziata attenta alla qualità più che alle percentuali quantitative [non si parla di Tariffa Puntuale!], le Azioni per l’ottimizzazione del sistema impiantistico, a partire dal Miglioramento delle prestazioni degli impianti di trattamento della FOU e del verde, e dal Recupero del rifiuto da spazzamento, come potrà “il sistema seguire quanto prefigurato”?
E LA REGIONE AVRÀ I SOLDI NECESSARI PER REALIZZARE QUEST’ULTIMO BEL CAPITOLO DEI DESIDERI?
L’Osservatorio Borgogiglione
Documenti collegati
Regione Umbria, Luglio 2014, Proposta di adeguamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.
[Versione PDF dell’articolo]
3 commenti su “Piano di Gestione dei Rifiuti: la proposta di adeguamento in discussione in Regione”