26/02/2014, Comunicato Stampa: La mozione Pd-Psi per la produzione del CSS in Umbria è un affronto alle tante mobilitazioni sul tema dei rifuti. Zero dibattito, solo mantenimento degli interessi costituiti.
La fretta e la determinazione con cui Pd e PSI hanno spinto per l’adozione della normativa in materia di produzione di CSS lasciano troppi dubbi sulle reali motivazioni “ambientali” sventolate in aula. La convergenza compatta sul voto con Forza Italia, NCD e FdI infatti ha peraltro portato ad una sorta di larghe intese anche in Regione Umbria. Che gli interessi legati alla produzione e all’uso del CSS siano rappresentati in modo bipartisan non vi era dubbio, ma far finta che in questi anni non sia sviluppato un ampio e forte dibattito sul tema dei rifiuti in regione da parti di una molteplicità di soggetti, questo si, è un fatto ancora più grave.
Il tema del CSS combustibile infatti è stato ampiamente dibattuto e fatto oggetto di analisi approfondite, delibere, non solo da parte del Comitato, ma anche dal Coordinamento Regionale Rifiuti Zero e varie altre associazioni e partiti in molte città dell’Umbria. È stata chiusa d’imperio ogni discussione possibile e la “maggioranza trasversale” ha fatto perno su una presunta soluzione a minor impatto ambientale sostenuta da un settore dell’ambientalismo ufficiale da una parte, dall’altra dal diktat di Confindustria che si è espressa chiaramente sul tema; cementifici e centrali termoelettriche da 50 Mw termici (vedi l’inceneritore di Terni) potranno, adeguando autorizzazioni e impianti, usare il CSS.
Su questo aspetto infatti va fatta chiarezza. Non è assolutamente sostenibile economicamente l’ipotesi subdolamente ventilata dalla Regione secondo cui si produrrà CSS per venderlo fuori regione, poiché invece per i produttori ha molto più senso o utilizzarlo direttamente o venderlo in impianti prossimi con cui stipulare contratti di fornitura. L’altro aspetto, che discende ovviamente dal ragionamento più strettamente economico, è rappresentato dalla presunta temporaneità della soluzione: a fronte di accordi economici produttori e utilizzatori di CSS avranno tutto l’interesse a far si che questi abbiano una durata più lunga possibile e sui quali poter costruire strategie produttive.
Ma in sostanza cosa rappresenterà l’adozione di questa scelta? Poiché il CSS si ottiene dalla frazione secca non riciclabile di rifiuti urbani e industriali, lo scenario è nella migliore delle ipotesi una differenziata bloccata al 65%, così da avere un restante 35% da trattare per ottenere il combustibile solido secondario, mentre sappiamo che è possibile raggiungere quote di differenziazione fino all’ 80%, soprattutto in una regione come l’Umbria dove i centri urbani sono per la maggior parte medio piccoli, quindi facilmente raggiungibili da una adeguata strategia di raccolta porta a porta. Con questa mozione insomma potremo scordarci ogni ipotesi di strategia rifiuti zero, e proprio a tal proposito siamo curiosi di sapere cosa ne pensano i Comuni di Terni, Narni, Umbertide e altri che hanno adottato delibere in tale direzione; non vorremmo che fossero state solo delle belle bandierine da sventolare e non reali intenzioni. Da questi ci aspettiamo una levata di scudi poiché sarà anche con i loro rifiuti che si produrrà CSS.
In ultimo vorremmo sapere dalla ragione i costi dell’operazione. Adeguare più impianti alla produzione e allo stoccaggio di CSS ha costi molto alti, a cui aggiungiamo i costi della tariffa a fronte di un riciclato molto basso mentre continua a pesare l’indifferenziato. Con la scelta fatta ieri dalla maggioranza trasversale infatti non sarà possibile una tariffa puntuale che fa pagare solo l’indifferenziato prodotto, poiché questo rappresenterebbe una quota troppo alta: quota voluta dalla politica, non dai movimenti.
Movimenti che si prepareranno per una mobilitazione nel mese di giugno durante la fase di aggiornamento del Piano Regionale dei Rifiuti con la normativa del CSS.
Comitato No Inceneritori Terni