Nuovo Piano Regionale Rifiuti: produzione e uso del CSS. La furbata della Giunta.

[Articolo di Gianni Vantaggi, medico per l’ambiente ISDE – Italia, pubblicato nel numero di Dicembre 2014 de L’altrapagina.]

L’Art. 32 del Settimo Programma di Azione in materia di ambiente della Commissione europea recita “prevedere la piena attuazione della legislazione sui rifiuti, in particolare il rispetto della gerarchia” [Politica delle R: riduzione, recupero, riciclo, riuso].
E quindi il divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati… La necessità di investire nel riciclaggio delle materie prime e delle terre rare, in quanto i processi di estrazione, raffinazione e riciclaggio delle terre rare possono avere gravi conseguenze per l’ambiente se non gestiti correttamente…
All’articolo 33 si dichiara che gli obiettivi già definiti in varie direttive in relazione alla raccolta e alla separazione dei rifiuti debbono essere ulteriormente elaborati e impostati in modo da ottenere il massimo e il miglior recupero di materiali…
Detto questo,la stessa Commissione Europea stima che la piena attuazione della legislazione UE sui rifiuti consentirebbe di:

  • risparmiare 72 miliardi di euro l’anno;
  • aumentare di 42 miliardi il fatturato dell’industria del riciclo dei rifiuti;
  • creare 400.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020.

Invece il nuovo piano regionale dei rifiuti dell’Umbria (varato nel luglio scorso) e anche il famigerato attuale “Sblocca Italia” vanno in tutt’altra direzione.
Nel nuovo Piano regionale dei rifiuti umbro si dice, in soldoni, che una raccolta differenziata al 65% e la produzione di CSS determinerebbero la risoluzione del problema rifiuti per l’intera Regione.
Non è vero!
Il famigerato decreto Clini del 6 luglio 2012, semplicemente sostituendo le due lettere D e R della sigla CDR (combustibile da rifiuti) con due S (CSS -combustibile solido secondario) ha trasformato di fatto i rifiuti in combustibile, saltando “furbescamente” tutte le leggi e i regolamenti a cui doveva sottostare il CDR.
Infatti, non comparendo più la parola rifiuti, come per magia questi ultimi si trasformano in combustibile! Ma attenzione, perché nello stesso decreto Clini (di cui conosciamo le traversie legali ed inquisitorie che vedono l’ex ministro attualmente protagonista), a pagina 39 è scritto che gli incentivi di 257 euro a Mega Watt prodotto per 20 anni per la produzione di energia elettrica con il CSS (descritto come combustibile derivante da rifiuti non provenienti da raccolta differenziata) verranno dati agli impianti con potenza inferiore ai 300 Kwe.
Invece per gli impianti di taglia maggiore l’incentivo sarà solo (!) di 145 euro a Mega Watt, sempre per vent’anni.

È lampante porsi la domanda: a chi conviene più fare la raccolta differenziata? Poi nelle pagine 59 e 60 dello stesso decreto tra le 53 tipologie di rifiuti che vanno a costituire il CSS ritroviamo,per citarne alcuni:

  • scarti di tessuti animali;
  • rifiuti plastici;
  • feci animali, urine, letame;
  • rifiuti prodotti dall’estrazione tramite solventi;
  • rifiuti non specificati altrimenti;
  • rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri);
  • carta e pellicole per fotografia contenenti o non contenenti argento o composti dell’argento;
  • limature e trucioli di materiale plastico;
  • pneumatici fuori uso;
  • plastica…
  • assorbenti igienici;
  • fluff/frazione leggera e polveri.

Considerazione: la presenza di materiale organico (= al 45%) nel CSS, ne determina un notevole decremento del potere calorifero compensato però dal fatto che la combustione del CSS dà “diritto” ad accedere agli incentivi economici sopra ricordati.

Ma ci saranno dei vantaggi per i cittadini?
Nessuno, anzi!
Perché la combustione del CSS oltre che a comportare rischi sia per la salute che per l’ambiente non darà alcun vantaggio nemmeno economico. Quel vantaggio che invece si avrebbe dalla attuazione della strategia Rifiuti Zero, in cui il gestore, pubblico, rivendendo le materie prime seconde recuperate con la Raccolta Differenziata porta a porta spinta, raggiungerebbe degli utili per i quali i cittadini pagherebbero la tariffa puntuale (sull’indifferenziato prodotto), secondo il principio sancito dalla UE che “chi inquina paga”. Esistono esempi in Italia e nel mondo che quanto detto è realizzabile e oltremodo favorevole,per i cittadini sia in termini economici che occupazionali.

Riguardo all’uso del CSS come combustibile in cementifici e centrali termoelettriche, non c’è alcuna differenza con le problematiche già denunciate per l’utilizzo del CDR. Non è poi escluso l’utilizzo del Css in qualsiasi impianto a biomasse, visto che per legge i rifiuti sono “assimilati” alle fonti di energia rinnovabile. L’art. 2 del DL n. 387 del 29 dicembre 2003, “Fonti energetiche rinnovabili o fonti rinnovabili (o assimilate)” dice infatti: “per biomasse si intende la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali ed animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti urbani e industriali…”.

I cementifici (e le centrali termoelettriche) già di per sé sono impianti industriali altamente inquinanti (industrie insalubri di classe 1) anche senza l’uso del CSS (= rifiuti) come combustibile. E i limiti di legge per le emissioni dei cementifici sono enormemente più elevati e soggetti a deroghe rispetto a quelli degli inceneritori. Per esempio, solo per gli NOx (ossidi di azoto), per un inceneritore il limite di legge è 200 mg/Nmc, mentre per un cementificio è tra 500 e 1800 mg/Nmc; per le polveri sottili (Pm10) il limite per gli inceneritori è 10 mg/Nmc, per i cementifici va da 20 a 80 mg/Nmc, per i COT o COV (composti organici totali o volatili che comprendono: idrocarburi, aldeidi, diossine, furani…).
Queste ultime sono sostanze non biodegradabili che, introducendosi nel nostro organismo sia per via aerea che alimentare, si bioaccumulano provocando malattie sia cardiovascolari che tumorali.

Che le alte temperature determinino la scissione, per esempio delle diossine, è una favola, in quanto se è vero che il legame delle diossine si spezza a 850 gradi, è altrettanto vero che esse si riformano durante il processo di raffreddamento. Si dice infine che l’utilizzo del CSS nei cementifici chiude il ciclo dei rifiuti in quanto si prevede l’inglobamento delle ceneri tossiche prodotte dalla combustione dei rifiuti nel clinker/cemento prodotto (invece di essere smaltite in discariche speciali come dovrebbe essere, essendo esse classificate come rifiuti speciali pericolosi). Questo fa insorgere ulteriori considerazioni: per rischi potenziali per la salute dei lavoratori che utilizzeranno quel tipo di cemento e i possibili rischi ambientali per l’eventuale rilascio nell’ambiente di sostanze tossiche.

Documenti collegati

Osservatorio BorgoGiglione, 15/09/2014, Piano di Gestione dei Rifiuti: la proposta di adeguamento in discussione in Regione.

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