Il primo passo è stato fatto. Ma il percorso per l’isola Polvese “bene comune” è ancora lungo

L’ampia e variegata mobilitazione civica in difesa dell’Isola Polvese come “bene comune”, e contro ogni ipotesi di affidamento a un privato di questo straordinario patrimonio ambientale, ha dato un primo frutto buono.
Ieri mattina nella conferenza stampa sull’isola e poi nel pomeriggio, incontrando le associazioni ed alcuni cittadini del Trasimeno, il presidente-commissario Guasticchi ha annunciato il ritiro formale della delibera della Giunta Provinciale del 17/03/2014 avente per oggetto “Approvazione Studio di Fattibilità per la concessione del Servizio di Gestione Unitaria dell’Isola Polvese”.
Gli amministratori della Provincia non rinnegano però le scelte fatte, a loro dire l’unico modo perché l’isola non cada nel degrado, visto che l’Ente pubblico non avrebbe le risorse finanziarie nemmeno per la manutenzione degli immobili o il dragaggio delle darsene.
Quindi nessuna autocritica e molti attacchi anche scomposti ai cittadini più indipendenti e critici.
A nostro avviso, ora è importante che si avvii un percorso di partecipazione democratica sul futuro dell’isola, prima che ci possa essere qualsiasi deliberazione o un ritorno all’indietro; è tutta da verificare la disponibilità in tal senso, pure dichiarata ieri dal presidente-commissario Guasticchi.
I problemi nascono infatti dalle profonde differenze culturali e politiche nell’approccio al problema e non si riducono alle scelte bizzarre, tipo “golf sì, golf no”.
Che vuol dire prendersi cura dell’isola come “bene comune”? La prospettiva dei beni comuni è quella che consente di contrastare la logica di mercato, che vuole “appropriarsi di beni destinati al soddisfacimento di bisogni primari diffusi e ad una fruizione collettiva”; si associa ai principi di uguaglianza e di solidarietà e realizza davvero i diritti di cittadinanza. La Provincia fa invece progetti di promozione turistico-alberghiera e si affida alla gestione di un imprenditore privato (anche se poi il ritorno economico preventivato appare minimo, a conti fatti), accettando che solo l’accesso all’isola rimanga libero (un po’ come la battigia negli stabilimenti balneari!).
Che senso concreto dare al principio della “partecipazione democratica”? Il fastidio con cui sono stati accolti i manifestanti intervenuti alla conferenza stampa e più in generale l’improvvisa ed inaspettata accensione dei riflettori sulla vicenda, denotano la poca dimestichezza con il confronto trasparente con i cittadini, anche quando diventa conflittuale.
E soprattutto: perché la Provincia dell’era Guasticchi ha abbandonato ogni prospettiva di valorizzazione dell’isola Polvese quale luogo di tutela della biodiversità e dell’esperienza ambientale? Non dimentichiamo che questo è il cuore dell’area Parco del Trasimeno (ma non il core business di un Parco dei divertimenti!).

Come emerso dall’assemblea di San Savino di giovedì scorso, i cittadini del Trasimeno continueranno in ogni caso a prendersi cura del futuro dell’isola Polvese come “bene comune”, trovando un’organizzazione più aderente alla crescente partecipazione popolare che si è creata in queste settimane, con l’obiettivo di vigilare sull’operato delle recalcitranti istituzioni e di contribuire, anche con l’aiuto di una pluralità di soggetti e di specifiche competenze, alla definizione di un progetto “trasparente” di sviluppo dell’isola che ne preservi il carattere peculiare di parco scientifico-didattico e la sua straordinaria ricchezza ambientale.

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